Roundabout, un capolavoro progressivo di melodie intriganti e armonie maestose

Nel vasto panorama del rock progressivo, una canzone si distingue per la sua complessità musicale, le sue melodie accattivanti e il suo testo enigmatico: “Roundabout”, dei leggendari Yes. Pubblicata nel 1971 come parte dell’album “Fragile,” questa traccia è diventata un vero e proprio inno del genere, apprezzata tanto dai fan quanto dalla critica per la sua struttura unica e l’interpretazione virtuosistica della band.
Gli Autori del Genio:
Per comprendere appieno il genio di “Roundabout”, bisogna prima immergersi nella storia dei Yes. Formatasi a Londra nel 1968, la band si distingue fin da subito per il suo approccio innovativo al rock, incorporando elementi classici, jazz e folk nelle loro composizioni. Il nucleo iniziale era composto dal chitarrista Peter Banks, dal bassista Chris Squire, dal cantante Jon Anderson, dal tastierista Tony Kaye e dal batterista Bill Bruford. Tuttavia, la formazione subì diversi cambiamenti nel corso degli anni, con l’ingresso di musicisti talentuosi come Steve Howe alla chitarra, Rick Wakeman alle tastiere e Alan White alla batteria.
La Genesi di un Capolavoro:
“Roundabout” nacque durante le sessioni di registrazione di “Fragile”. Jon Anderson, il cantante e principale autore dei testi, si ispirò a un’esperienza personale per la scrittura delle parole: una conversazione con sua moglie, con cui rifletteva sull’importanza del cambiare prospettiva e abbracciare nuove sfide. La musica, composta congiuntamente da tutti i membri della band, si sviluppò gradualmente, dando vita ad una struttura complessa ma fluida, caratterizzata da cambi di tempo, armonie audaci e passaggi strumentali virtuosistici.
Un Viaggio Musicale:
“Roundabout” inizia con un celebre riff di chitarra acustica, eseguito magistralmente da Steve Howe. La melodia, semplice ma efficace, cattura subito l’attenzione dell’ascoltatore e apre la strada ad una progressione armonica intricata. L’ingresso del basso di Chris Squire, solido e preciso, aggiunge profondità al brano, mentre le tastiere di Rick Wakeman creano atmosfere suggestive.
La voce di Jon Anderson si fa sentire con un timbro cristallino, cantando un testo ricco di simbolismo e metafore che invitano all’interpretazione personale. Il brano prosegue con una serie di cambi di tempo e di chiave, mantenendo un ritmo incalzante senza mai perdere la melodia centrale.
Un momento particolarmente memorabile è il celebre assolo di sintetizzatore di Wakeman, un vero e proprio tour de force di virtuosismo che eleva il brano ad un livello superiore. Il finale, con l’ingresso del flauto di Anderson, dona al pezzo un tocco di delicatezza e malinconia.
L’Eredità di “Roundabout”:
“Roundabout” divenne subito una hit radiofonica, raggiungendo la posizione numero 13 nella classifica Billboard Hot 100 negli Stati Uniti. La canzone è stata ampiamente utilizzata in film, serie televisive e pubblicità, contribuendo alla sua popolarità e alla diffusione della musica dei Yes.
La traccia ha ispirato generazioni di musicisti rock progressivi, influenzando il sound di gruppi come Rush, Genesis e Emerson, Lake & Palmer. Ancora oggi, “Roundabout” è considerata una delle più belle canzoni del genere, un esempio perfetto di come la complessità musicale possa convivere con la melodia orecchiabile.
Conclusione:
“Roundabout”, oltre ad essere una splendida composizione musicale, rappresenta anche il risultato della sinergia creativa tra cinque musicisti di talento. Ogni membro dei Yes ha contribuito in maniera significativa alla creazione di questo capolavoro, mostrando l’importanza della collaborazione e del rispetto reciproco nel processo creativo. La canzone continua a essere ascoltata e apprezzata da milioni di persone in tutto il mondo, testimoniando il potere duraturo della musica progressiva e il suo impatto sulla cultura popolare.